E’ una notte particolare per tutti i cristiani del mondo, ma soprattutto per quanti come me si trovano a viverla in una parrocchia africana in mezzo alla savana lontano da qualsiasi città.
Non ci sono luci né una cattedrale ricca di storia e di arte.
Siamo affollati dentro una semplice costruzione con il tetto di lamiera grande abbastanza per accogliere tutta la gente che proviene dai vicini villaggi.
Si respira però una atmosfera particolare che è data dalla partecipazione comunitaria di persone di ogni età, venute anche da lontano per celebrare l’avvenimento cristiano più importante.
Alle nove della sera, quando il buio sembra nascondere tutto, inizia la veglia pasquale, la madre di tutte le veglie.
Fuori della chiesa sul prato è acceso un grande fuoco che viene benedetto.
Da esso si accende il cero pasquale, simbolo della luce di Cristo.
Tutti i presenti accendono le candele ed in processione entrano in chiesa.
Le varie letture nella lingua locale introducono nel cuore della liturgia pasquale, cui segue l’inno di gloria a Dio.
Uno scampanio annuncia il grande evento.
E’ questo il momento in cui tutta l’assemblea dei fedeli esplode di gioia.
In un Alleluia che sembra non voler mai finire si susseguono i canti corali tipici africani mentre la gente di ogni età danza lodando Dio.
Vi sono anche alcuni battesimi come era nella prima tradizione cristiana ed un matrimonio che rendono ancora più solenne la liturgia della veglia.
Quando la cerimonia termina dopo tre ore e tutta la folla sciama dalla chiesa scopriamo che la notte è inoltrata, le costellazioni hanno cambiato posizione.
Il cielo stellato africano ci ricorda la bellezza della creazione Dio disse: Ci sono luci nel firmamento del cielo per distinguere il giorno dalla notte”.
Ma è soprattutto la gioia della resurrezione che sembra aver toccato tutti in un clima di gioia grande e sembra aver ridato la fede e la speranza ad una umanità rinnovata.
Giuliano Bacheca