Testimonianza di Angela Zanella, Volontaria al Dala Kiye
Ci sono cose che non si possono spiegare. Cose di cui si può parlare per ore e ore e mostrare foto su foto, ma manca sempre qualcosa. Perché ci sono cose per cui le parole non bastano, cose che non si possono immortalare in uno scatto. Ci sono cose che vanno semplicemente vissute. Immergersi negli occhi di un bambino, per esempio. E trovarci dentro un tesoro immenso, e anche di più.
Certo, non tutti i bambini hanno questo sguardo speciale, ma moltissimi di loro si, e tanti sono quelli che vivono a Karungu, villaggio del Kenya sulle sponde del Lago Vittoria. Qui molti bambini sono orfani, chi di uno chi di entrambi i genitori, uomini e donne uccisi dall’Aids, che in questa area del Paese colpisce il 35% della popolazione, secondo le ultime stime. Una percentuale altissima, soprattutto se dietro la fredda precisione dei numeri ci sono delle persone.
I Camilliani presenti a Karungu hanno deciso che non potevano stare a guardare. Il carisma dell’Ordine invita a stare dalla parte dei malati e degli infermi. Ma per stare dalla parte dei bambini non serve una vocazione particolare, basta un po’ di sensibilità e di buon cuore.
Il Dala Kiye (Casa per orfani in dholuo, la lingua locale) opera dal 2001 e in questi quattro anni ha coinvolto centinaia di bambini in diversi progetti. Per quanto riguarda il 2005 sono state confermate e consolidate molte realtà presenti anche in passato: il gruppo Mercy, per esempio, composto da operatori con il patrocinio dei Camilliani e il supporto del CRS (Catholic Relief Service, corrispondente americana della Caritas) si occupa di circa 2.000 orfani e di chi si prende cura di loro. Operano da cinque anni e la scelta di collaborare con loro e’ stato il primo passo dei religiosi italiani nei confronti dei bambini. Primo passo di una maratona che sembra senza fine e che dissemina ottimi risultati lungo il suo percorso. All’interno del Dala Kiye e’ infatti presente un Feeding Center che offre ogni giorno la colazione e il pranzo ai bambini che frequentano l’asilo e la scuola, con un menù differenziato per i vegetariani. L’asilo per ora e’ collocato nella veranda del refettorio ed e’ composto da due classi di una ventina di bambini ciascuna. La B.L. Tezza Primary School e’ stata inaugurata a maggio dello scorso anno, mentre risale a febbraio 2005 l’inizio delle lezioni per la prima classe della Secondary.
Ma torniamo al Dala Kiye. Il centro infatti non offre solo due pasti al giorno e un’educazione di qualità agli orfani di Karungu e dintorni. Insegna loro anche il valore del cibo: l’anno scorso e’ stato realizzato un orto che i ragazzi aiutano a coltivare e che produce ottima frutta e verdura.
Ma i bambini e i ragazzi del centro dispongono anche di una fornitissima biblioteca (4.300 i libri catalogati), imparano a dipingere e a lavorare con le perline colorate, seguono un corso di italiano tenuto dai volontari che si alternano nella missione, sono seguiti da educatori qualificati e con una grande carica umana. E poi c’e’ tanto verde per le attività all’aperto: pallavolo, calcio, arti marziali, corsa, ma anche canti, balli, discussioni.
Continua il programma di educazione all’igiene personale, per cui i bambini fanno tutti una bella doccia prima di andare a casa la sera, consapevoli dell’importanza di prendersi cura di se’, passando anche per il proprio corpo.
Prosegue per il secondo anno il progetto delle Case Famiglia, ognuna delle quali ospita una decina di bambini, seguiti da una mamma o un papà. Per ora ce ne sono quattro: Nazareth e Sichem si trovano proprio di fronte al Dala Kiye, mentre Behetlem e Madiam sono nel vicino villaggio di Modi.
Negli anni scorsi era stata avviata una campagna nutrizionale a favore della scuola primaria di Kopala, sulle colline di Karungu, una collaborazione che continua e cresce: oltre a fornire un pasto quotidiano a circa 300 bambini, i Camilliani contribuiscono e coordinano la sistemazione dell’edificio e provvedono a fornire il materiale necessario per una valida istruzione. Inoltre sono stati avviati nuovi progetti nelle vicine scuole primarie di Obondi e God Oloo.
L’estate 2005 ha portato con se’ una grossa novità, un’idea che frullava da un po’ nella testa di padre Emilio, superiore della comunità e direttore del progetto Dala Kiye. Il progetto prevede la realizzazione di 6 casette, di cui 2 sono gia’ operative, destinate ad ospitare ciascuna 10 bambini orfani e sieropositivi seguiti da 2 mamme che si alternano ogni quindici giorni. La prima ad essere ultimata e’ stata Tai, che in Kishwahili significa Aquila; seguono Twiga, Simba, Cheeta, Tembo e Kiboko, ovvero Giraffa, Leone, Ghepardo, Elefante e Ippopotamo.
Le casette sono belle, accoglienti e spaziose. Ma mai abbastanza da contenere tutta l’allegria e l’esuberanza dei bambini che ospitano. Bambini incredibili, con un passato tormentato dalla perdita dei genitori, dalla scoperta di essere sieropositivi. Eppure bambini intelligenti e vivaci, con tanta voglia di giocare e di farsi coccolare. Bambini sorridenti e sereni. Bambini che a guardarli dimentichi che sono malati, di una malattia che colpisce senza selezione, a volte senza una spiegazione, un perche’. Loro perche’ non lo chiedono mai. Non lo chiedono quando prendono i farmaci, quando arrivano al centro, quando lasciano i parenti, quando magari cambiano villaggio e scuola e amici, dato che non tutti abitano nei dintorni di Karungu. Perche’ te lo chiedi tu, e non c’e’ una risposta definitiva ed esauriente. Forse solo il Signore lo sa. A noi non e’ dato di capire tutti i suoi progetti. O forse certe cose non vanno spiegate.
Ci sono cose che vanno semplicemente vissute. Immergersi negli occhi di un bambino, per esempio. E trovarci dentro un tesoro immenso e anche di piu’.
By Angela Zanella – Volontaria al Dala Kiye