L’AMORE RIMANE

Pubblicato Categorie: Volontariato

Ogni tanto ci chiudiamo in una bolla, pensando che il mondo là fuori sia pericoloso, poi arriva quel moto di coraggio, quel soffio di vita che fa aprire un po’ quel cuore così timoroso di soffrire, ed ecco che la vita ti offre la sua bellezza, una possibilità di scelta.

Quando un anno e mezzo fa lessi il bando per il Servizio Civile Nazionale, mi sono messa subito alla ricerca di un progetto che potesse darmi la possibilità di investire me stessa totalmente, ed è l’ho trovato leggendo il progetto su Karungu.

Sono arrivata a Karungu il 2 ottobre del 2015 e vi sono rimasta per 11 mesi, potendo sperimentare in toto questa realtà così diversa.
La prima cosa che mi ha colpito sono stati i colori, dagli uccellini blu, ai fiori gialli con delle armoniche striature di bianco, al rosso infuocato del tramonto, che poi diventa arancio, poi blu notte.

Poi l’ospedale di certo molto diverso dalla realtà cui sono abituata a operare: le diagnosi che spesso si basano solo sulla semeiotica, il poter assistere ad operazioni chirurgiche anche di una certa portata, senza troppi problemi, cosa che in Italia è impensabile.
Così piano piano ho iniziato a crearmi un mio spazio, facendo uscire tutte le sfaccettature del mio carattere, mettendomi a servizio degli altri e reinventandomi in molte circostanze. Il St. Camillus Mission Hospital ha molti progetti avviati, e questa è una risorsa immane per il territorio, perché consente a chi vive in quel contesto, di avere un servizio efficiente su molte problematiche di cui spesso non sono nemmeno totalmente consci. Parlo dello screening materno – fetale per la trasmissione dell’hiv, della clinica Art dove sono seguite circa 7000 persone e dove vengono dispensati i farmaci antiretrovirali, del progetto per lo screening del cancro alla cervice, nel quale il St. Camillus è l’unico ospedale ad avere i pap-test.

E’ così è passato un anno, tra giornate in ospedale e pomeriggi al Dala Kiye. Ed ecco cosa mi sento di aver avuto: un’opportunità unica: condividere, vedere, ascoltare più parole di quante ne riusciamo a dire. L’occasione di mettere il naso un po’ più in là, dove molti pensano non ci sia tanto. E invece no: c’è anche di più.

Tutta la fatica fatta e le gioie vissute hanno fatto in modo che lasciassi a Karungu un pezzo di cuore, molto sudore e tante lacrime.
Un cuore che mi sono resa conto essere spaccato, ma che, grazie all’incontro con ogni persona che mi è stata messa a fianco in questo anno, ho capito che può guarire e mostrare con orgoglio le proprie cicatrici per farle diventare un punto di forza, il segno distintivo con cui presentarsi al mondo, qualcosa di cui andare fieri. Un sudore che può testimoniare la fatica fatta in questo anno pieno di impegni e di lavoro, di momenti in cui la forza di fare le cose la devi trovare, non per te, ma per gli altri. Una fatica che viene subito ripagata dai sorrisi e dai piccolissimi cambiamenti che essa genera. Delle lacrime perché sono molti i momenti che portano a scavarti dentro per trovare cose che fanno paura e che non vorresti vedere, che fanno venir meno le tue sicurezze facendoti mettere in discussione anche le cose che credevi incrollabili, sono tante le situazioni che ti stringono il cuore e un’infinità le persone che lo toccano nel profondo.

Ho visto i miei muri crollare, sentito la forza venir meno e la debolezza farsi avanti per venir condivisa con bambini con un futuro già scritto dal contesto in cui vivono, ho scoperto di avere tanto in comune con loro e di poter imparare tanto.

Sono io quella che è stata aiutata attraverso gli incontri con le persone, con ogni singola persona che mi abbia dedicato almeno uno sguardo o un momento. Portare a casa con me Karungu con tutto ciò che ho vissuto e i volti che mi hanno accompagnato penso sarà la parte più difficile, ma senza dubbio la più bella.

Benedetta Piccoli, volontaria in Servizio Civile Nazionale a Karungu.